giovedì 28 luglio 2011

Le Rughe di Lampedusa


"Una fronte e una frontiera hanno qualcosa in comune? “Front”, tanto per cominciare, quella radice che si porta appresso, giù in basso, una fluttuante idea di verticalità che fa a cazzotti con la dimensione orizzontale della frontiera.
La frontiera, come la fronte, non è una linea che permette di stare o al di qua o al di là. Quelle linee sono le rughe che scavano la fronte, o i muri e le recinzioni che si innalzano sulla terra, violandola, come una corona di spine poggiata sulla frontiera.
Alle volte le frontiere non si attraversano, si vivono, magari tutta la vita, come accade a molti lampedusani, sperando magari un giorno di vederle crollare sotto il peso della storia, come fu per il muro di Berlino. Lampedusa è una di queste frontiere, attraversata da rughe che ci informano del tanto tempo passato a ritrovarsi nel mezzo del Mediterraneo.
Lampedusa sta invecchiando (quanto e forse più del resto d'Italia) sentendo parlare di emergenze che non si risolvono mai e che in parte non sono neanche risolvibili, perché non sono delle emergenze né tantomeno dei problemi. Per certi versi le migrazioni fanno parte della natura, sennò perché dovrebbero dare spazio alle tartarughe che nidificano su quell'isola? Per altri versi fanno parte della storia, delle sue guerre e carestie. Si legano sì alle contingenze, ma non le si possono interpretare come una “massa di gente che viene a fotterci il lavoro”.
Eppure guardandosi attorno, sembra che l'atteggiamento dominante sia questo, quando non si scade nel razzismo e nella xenofobia.
A Lampedusa -da sempre abbandonata a sé stessa dallo Stato, strumentalizzata da partiti e organi di informazione, saccheggiata da amministratori avidi e non da orde di immigrati come vorrebbero farci intendere- ci sarebbero una marea di cose da fare, e lì tutti gli iceberg del nostro benessere esplodono con le loro contraddizioni.
Di queste contraddizioni, imbracciando matite e pennelli come fossero dei remi, ci raccontano Gianni Allegra, Altan, Mauro Biani, Lelio Bonaccorso, Ellekappa, Bicio Fabbri, Giorgio Franzaroli, Frago, Simon Frosini, Giuliano, Kanjano, Giuseppe Lo Bocchiaro, Makkox, Mario Natangelo, Marco Pinna, Filippo Ricca, Giacomo Schinco e Luciana Manco, Sergio Staino, Vincino ed altri ancora che si aggiungeranno per la presentazione all'interno del “Lampedusa in Festival”, organizzato dai ragazzi dell'associazione Askavusa, insieme a Legambiente Lampedusa, Recosol, Arci, Asgi.
A loro va tutta la mia stima. Loro non fanno “dietro-front”. Come non l'ha fatta Vittorio Arrigoni, alla cui memoria è dedicata questa mostra". Gianpiero Caldarella





Sopra, una panoramica fotografica della mostra in Via Mazzini a Lampedusa. Le tavole sono appese a dei fili con delle pinzette, insieme agli indumenti, alle stoffe e agli oggetti recuperati da Arci Askavusa dopo gli sbarchi.

1 commento:

  1. .frontiere dappertutto, quelle visibili , tormentate,prive di senno e quelle imposte da uomino grossi e grassi che liberano flatulenze estreme, quano ipocritamente asciugano una lacrima sulle rughe del dolore.

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